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Natura

Flora

Nel territorio del Comune di Fiamignano sono presenti tutti gli alberi direttamente utili alla sopravvivenza dell'uomo e dei suoi animali: alberi da frutto e vigneti, questi ultimi, talvolta, si spingono fino a quote proibitive per la specie producendo uve che danno vini caratteristici ma di bassissima gradazione tanto da non essere, generalmente, commerciabili. I vigneti sono, in genere, di piccole dimensioni, tanto da produrre quanto basta per la famiglia del conduttore; frammisti alle viti sono dislocati alberi da frutto e di sovente si rinvengono olmi e salici da vimini.

Dal fondovalle fino ad una quota di circa 700 metri sono abbondanti i castagneti, sia da frutto che da legno. Lungo i fossi, a valle dei fontanili o in prossimità delle sorgenti d'acqua, ovunque possa essere praticata l'irrigazione, sempre in prossimità dei centri abitati, le superfici lavorabili sono destinate ad orto.

Una brusca variazione nella composizione floristica della vegetazione, soprattutto nelle quote più basse della valle, si è registrata negli anni di questo secolo, in concomitanza con la costruzione dello sbarramento sul fiume Salto che, generando l'omonimo invaso ha, da una parte, inondato le terre agricole ed i centri che si trovavano lungo il letto del fiume, dall'altra ha fatto variare il microclima inducendo un sensibile sviluppo, in tutta una fascia circostante il lago, di una abbondante vegetazione ripariale, costituita fondamentalmente da cannucce salici e pioppi.

I boschi residui, molto frammentati e spesso degradati per l'eccessivo e talvolta irrazionale taglio, sono misti; sono costituiti da roverelle, cerri, ornielli e varie specie di aceri. Sono altresì presenti castagni e noccioli, varie specie di pioppi, robinie ed ailanti, sorbi, ciliegi meli e peri selvatici. Per quanto riguarda gli arbusti vanno menzionati, perché particolarmente diffusi, la ginestra odorosa di spagna e quella dei carbonai, il sammocco, il sanguinello ed il ginepro, il prugnolo, il sambuco nero e la rosa canina. In talune zone, caratterizzate da microclimi favorevoli, si possono rinvenire esemplari di leccio, questi vegetano fino alla proibitiva quota per la specie di 1300-1400 m., nel versante roccioso esposto a mezzogiorno del monte Serra.

A partire da una quota di circa 1000 m., fino ad oltre i 1500 m., si possono osservare vaste pinete di pino nero, piantate dalla forestale, a partire dagli anni '50 fino ai '70, nel tentativo di rimboschire quelle zone che erano state disboscate in seguito ad irrazionale taglio o eccessivo pascolo. Il fine ultimo di queste pinete è quello di ricostituire il substrato idoneo al graduale e progressivo ritorno delle specie tipiche del luogo. Cosa che si sta effettivamente già verificando nelle pinete di più antico impianto. La vegetazione della zona silvana inizia, dal basso, con un bosco misto di carpino nero e nocciolo, con sempre più rare roverelle aceri ed ornielli; fino a diventare, alle quote superiori, faggeta pura. Questa si presenta come un bosco molto fitto e povero di sottobosco, interrotto da numerose radure, nelle quali vegetano numerose specie erbacee ed arbustive, e si spinge fino a circa 1800 metri di quota.

Particolarmente interessanti risultano le morfologie sofferte degli alberi che si trovano nel limite superiore del bosco che si presentano particolarmente contorti e, talvolta striscianti o con i fusti a sciabola e le chiome a bandiera, così modellati dai venti dominanti e persistenti che spirano a queste quote. Questi boschi, pressoché‚ puri, presentano solo qualche ospite di diversa specie quali, ad esempio, gli aceri, che hanno nelle faggete una funzione cicatrizzante; nelle radure e nelle tagliate si possono rinvenire fragole e lamponi, ma anche genziana (alle quote più alte) e belladonna, non sono rari i ribes rossi ed i mirtilli. Nel povero sottobosco si rinvengono il veratro, il sigillo di salomone e la dafne, le felci maschio e femmina. Nei pascoli cacuminali, immersi nelle praterie di altitudine delle vallette più riparate ed umide, vegetano le genziane e si propagano i tappeti costituiti da ginepro nano. La coltura più tipica è quella della Lenticchia di Rascino. Presso i muri a secco, che delimitano i campi, si rinvengono arbusti di uva spina e sorbo montano.

Particolarmente suggestive sono le fioriture delle viole che, ogni anno in tarda primavera, trasformano in uno stupendo quanto incredibile tappeto policromo l'intero altopiano di Cornino. Altrettanto interessanti risultano le fioriture delle diverse specie di orchidee selvatiche le quali, vegetando tra le rocce dei campi carreggiati (modellati dal carsismo), danno origine durante l'estate a bellissimi angoli che possono essere definiti giardini naturali. Nel Pian di Rascino si rincorrono le fioriture di Crocus vernus e Crocus albiflorus con quella di Colchicus autumnalis, la prima esplode non appena si sciolgono le nevi mentre la seconda preannuncia l'ormai imminente arrivo dell'autunno. Nelle depressioni alluvionali, alle quote comprese tra i 1100 ed i 1300 m., sono presenti i terreni di proprietà privata, destinati a pascolo o a seminativo. Nei prati di proprietà privata si pratica un solo sfalcio di fieno, assolutamente naturale, ogni anno.

Questo fieno, trasportato a valle, va a sostenere i piccoli allevamenti di bovini, ovini ed equini che, ancora oggi, vengono condotti a livello familiare con le antiche metodologie tradizionali.

Pubblicata il 10/03/2010 alle ore 08:42